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Giovan Francesco De Rosa (detto Pacecco de Rosa)
(Napoli 1607 – 1656)
Santo Stefano
Olio su tela, cm. 180x127
Inedito e in ottimo stato di conservazione il dipinto in esame, opera certa per soluzioni stilistiche del napoletano Pacecco de Rosa, si collega strettamente alla tela di una raccolta privata che, con la identica rappresentazione di Santo Stefano sullo sfondo di un paesaggio collinare con un inserto urbano (cambia solo la disposizione delle braccia del santo, che nell’altra versione sono congiunte sul petto: Spinosa 2010, p. 229, n. 152). Giovan Francesco De Rosa, detto alla spagnola Pacecco, era figliastro del pittore Filippo Vitale, tra i primi naturalisti napoletani d’inizio Seicento, nonché fratello di Annella o Dianella de Rosa, anche pittrice e  moglie di Agostino Beltrano, altro pittore di area naturalista, e di  Grazia de Rosa, che nel 1626 aveva sposato a Napoli Juan Dò, di origine valenzana e stretto collaboratore o copista di Ribera, ma anche confuso erroneamente con il cosiddetto Maestro degli Annunci ai pastori.
Stilisticamente il dipinto in argomento si avvicina moltissimo, per la stessa resa preziosa della tunica finemente ricamata, alle due versione del San Nicola di Bari della chiesa della Certosa di San Martino a Napoli e della chiesa di San Niccolò a Milano, entrambe databili intorno al 1636: dipinti nei quali, come dei due Santo Stefano, sono ancora evidenti i segni della iniziale dipendenza di Pacecco dagli esempi in chiave naturalista del patrigno Filippo Vitale, ma con evidenti aperture, è per alcuni preziosismi cromatici, già verso le soluzioni adottate dopo il 1630 sia da Massimo Stanzione con esiti di studiato e temperato classicismo, che da Artemisia Gentileschi a Napoli negli stessi anni e già impegnata, sull’esempio romano del padre Orazio e soprattutto di Simon Vouet, in un processo di crescente revisione dei passati vigori in chiave luminista della ormai tramontata stagione naturalista e caravaggesca.  Con esiti che, prima del definitivo approdo di Pacecco a un fare classicista su modelli di Domenichino a Napoli, lo avvicinano, come en caso ora esaminato, anche ai modi  di Francesco Guarini subito dopo il 1630 el le sue prime composizioni per il soffitto ligneo della Collegiata di San Michele e per la chiesa parrocchiale di Sant’Agata a Solofra .
Riferimenti bibliografici:
V. Pacelli, Giovan Francesco de Rosa detto Pacecco de Rosa. 1607 – 1656, Pozzuoli 2008.
N. Spinosa, Pittura del Seicento a Napoli. Da Caravaggio a Massimo Stanzione, Napoli 2010.

Giovanni Francesco de Rosa ,( detto pacecco de rosa) Napoli (1607-1656)

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